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A giugno del 2015, l’ONU annuncia che ci sono nel mondo 60 milioni di persone in transito, che migrano, si spostano, fuggono, viaggiano adoperando i più diversi mezzi per mettere una certa distanza tra il proprio presente/passato e il proprio futuro. Questa constatazione contrasta in maniera eclatante con tutta una serie di convinzioni ideologizzate che covano da decenni tra le popolazioni di tutto il mondo e che attualmente hanno ottenuto legittimità, vengono promosse da forze economiche e politiche dominanti che muovono milioni di “stanziali” (e perfino un certo numero di immigrati “normalizzati”) a considerare chi si sposta un nemico che si accalca a rubare le poche possibilità che la crisi economica non ha ancora annullato. Questo porta grandi numeri delle popolazioni ad ogni latitudine e longitudine ad agire di conseguenza e ad appoggiare la costruzione di muri, prigioni, sbarramenti anche elettronici, a esprimere consenso per le proposte messe in campo da politici di bombardare esseri umani prima ancora che si mettano in transito, come si sta legiferando in questi giorni in Europa.