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Viacrucis Migrante è un documentario che si occupa di uomini, donne e bambini costretti a scappare dai propri paesi quali Honduras, El Salvador e Guatemala a causa di condizioni di vita estremamente pericolose. Vanno incontro ad un viaggio rischioso e dall’esito incerto. Poco prima della frontiera sud del Messico trovano rifugio in un luogo gestito da persone desiderose di aiutarli a superare il martirio che è quel viaggio di almeno 1700km e ha come meta gli Stati Uniti. Nell’arco di un mese il documentario accompagna rifugiati, migranti e due frati francescani che insieme a dei volontari gestiscono un rifugio per ospitarli.

I religiosi si adoperano per garantire un sostegno ai migranti e sono parte di una rete più ampia di circa 60 rifugi. Viacrucis Migrante si avvicina sempre più ai suoi protagonisti e sviluppa una dimensione fortemente emotiva. Mostra uomini e donne che anche in situazioni disperate sono in grado di mobilitare energie.

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*Migrare è un diritto, non un crimine, Alberto Honduras

Background

Ogni anno migliaia di uomini, donne e bambini tentanto di arrivare nella “terra promessa” partendo dall’America Centrale. Nei 1700km di viaggio attraverso il Messico, aggressioni, sequestri e violenze sono all’ordine del giorno. Si presume che la politica estera statunitense spinga il Messico a militarizzare e controllare ulteriormente la sua frontiera sud. Invece di tutelare meglio i diritti umani come annunciato, la polizia messicana attua una vera e propria caccia all’uomo contro i migranti. Si stima che nel 2015 oltre 200mila persone siano state espulse. Tuttavia i controlli non fermano i flussi migratori, ma spingono le persone a usare vie sempre più pericolose e isolate. In questo contesto viene messo in scena il viaggio dei migranti durante il venerdì santo come fosse una Via Crucis, ricorrendo a un rito cristiano per sensibilizzare in merito alla situazione catastrofica in cui versano.

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Commento del regista Hauke Laurenz

Nel 2006, durante la mia ricerca sul campo alla frontiera meridionale del Messico, ho conosciuto io stesso alcuni migranti che tentavano di attraversarla senza documenti e mi sono chiesto perché fossero pronti a rischiare la propria vita. Molti mi hanno risposto di aver riposto il proprio destino nelle mani di Dio.

A quel punto ho capito cosa voglia dire non aver nulla da perdere e ho imparato a dare un valore diverso ai miei privilegi. Tornato dal Messico, mi sono impegnato molto su questo tema. Una campagna internazionale di Amnesty ha presentato la questione sotto una luce nuova. A questo si aggiunge che la documentazione sul tema venga quasi sempre stilata da una prospettiva privilegiata: spesso ne parlano i cosiddetti esperti. Quando su un quotidiano si legge che sono stati salvati dei migranti, vuol dire che a breve saranno esplusi. Pertanto io in questo film ho cercato di dare la parola ai migranti stessi nella speranza che il pubblico si avvicini ai protagonisti e magari partecipi al dibattito sul tema. Questo punto è importante a Tenosique (piccola città alla frontiera col Guatemala) come ad Amburgo. Le foto dei rifugiati accolti nelle stazioni tedesche hanno fatto il giro del mondo. Il Parlamento messicano ha perfino pensato di accogliere dei rifugiati siriani. A quel punto i migranti provenienti dal Sud America che intraprendono un viaggio veramente pericoloso attraverso il Messico hanno postato su FB un selfie con uno striscione sui cui avevano scritto “Somos Sirios, no nos disparen” (Siamo Siriani: non respingeteci). Se i messicani facessero per i migranti sudamericani le stesse richieste degli USA per i propri cittadini, le cose sarebbero probabilmente diverse.

http://viacrucismigrante.com/

Spanish trailer

German trailer

di Maria Grazia Patania


Ho visto il documentario  casualmente a Bonn e sono rimasta impressionata dalla violenza delle speranze infrante. Quasi nessuna storia ha un lieto fine e molti migranti perdono la vita o rimangono terribilmente sfregiati.