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Collettivo Antigone

~ Proteggere e custodire le leggi naturali di ogni essere vivente

Collettivo Antigone

Archivi della categoria: DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO

Nessun Uomo è un’isola

13 mercoledì Giu 2018

Posted by cristallina555 in 2018, Africa, Antifascismo, Arruolamento forzato, Asia, Balkan Route, Bambini soldato, Collettivo Antigone, Cristina Monasteri, Decolonizzazione, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, Disobbedienza, Frontiera, IOM / OIM, Leva obbligatoria, Michelangelo Mignosa, Olocausto del Mare, Photography, R-esistenza, Razzismo, Refugees Welcome, Restiamo umani, Senza categoria, Stay Human

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Accoglienza, aprite i porti, Aquarius, Arruolamento forzato, Balkan Route, Carestia, Collettivo Antigone, Governo Italiano, Guardia Costiera, Guerra, human rights, Immigrazione, IOM, John Donne, Libia, Mediterraneo, Michelangelo Mignosa, Migrations, OIM, ONG, open borders, Photography, Poveri Cristi, Refugees Welcome, resistenza, Rohingya, SOS Mediterranée, Turchia, Umanità, umanità aperta

Nessun uomo è un’Isola,
intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente,
una parte della Terra.
Se una Zolla viene portata via dall’onda del Mare,
la Terra ne è diminuita,
come se un Promontorio fosse stato al suo posto,
o una Magione amica o la tua stessa Casa.
Ogni morte d’uomo mi diminuisce,
perché io partecipo all’Umanità.
E così non mandare mai a chiedere per chi suona la Campana:
Essa suona per te.

John Donne

 

2

Photo Copyright: Michelangelo Mignosa – Poveri Cristi

 

L’abbiamo scritto in più occasioni ma è il caso di ribadirlo: i flussi migratori provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente coinvolgono i paesi Mediterranei a partire dalla fine degli anni Ottanta del Novecento e cioè dalla caduta del Muro di Berlino. Non si tratta di un’emergenza bensì di una situazione che non può continuare a essere ignorata nascondendosi dietro le linee immaginarie dei confini, senza considerare che ogni Stato appartiene a un contesto globale fatto di interconnessioni e di equilibri economici, sociali e culturali in continua trasformazione proprio alla luce delle strategie politiche di ogni paese.

I confini esistono proprio perché nessun paese è una zattera alla deriva nello Spazio. Perché non iniziare a considerarli come “giunture” piuttosto che barriere?

I flussi migratori non cesseranno ora, ne’ nei prossimi anni perché nel Mondo esistono conflitti che causano milioni di sfollati.
Non si può però pensare alla guerra come all’unico “motivo valido” per fuggire dal proprio paese. Le altre cause di migrazione massiva sono i disastri naturali causati dalla deforestazione, i terremoti e gli tsunami che da decenni colpiscono i paesi asiatici e quelli africani; le carestia e le condizioni di estrema povertà (Sudan e Sud Sudan, ad esempio); le persecuzioni religiose (ricordiamo la tragedia vissuta dal popolo Rohingya ); le numerose dittature e le forme di governo autoritarie che privano la propria popolazione dei diritti umani o che obbligano all’arruolamento forzato.

 

Tutta l’Africa in Italia non ci sta.

Nel settembre del 2015, il Consiglio europeo per la Giustizia e gli Affari Interni, ha adottato nuove misure per la ridistribuzione dei richiedenti asilo provenienti da Italia e Grecia. Tra il 2015 e il 2018, l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (IOM) ha assistito alla ricollocazione in altri paesi europei di quasi 35 mila persone bisognose di protezione internazionale, poco meno di 600 tra loro sono i minori non accompagnati.

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Fonte: IOM – sezione Relocated

 

La tratta*

La presenza di conflitti o disastri ambientali nel paese di partenza (non necessariamente è il paese di origine), rende i migranti più vulnerabili al traffico di esseri umani durante il viaggio verso l’Europa, soprattutto sulla route del Mediterraneo centrale, rispetto alla route balcanica.
Quando parliamo di tratta, di traffico di esseri umani, intendiamo in primis le condizioni di detenzione e schiavitù in cui versano le persone in stallo nei campi libici: spesso i trafficanti tengono uomini, donne e bambini in ostaggio e, solo quando le condizioni di salute sono tanto critiche da impedire ulteriori sfruttamenti, vengono imbarcati e lasciati alla deriva in mare. Molte donne subiscono violenze sessuali: è questo il motivo per cui ci sono molte donne incinte a bordo delle imbarcazioni recuperate dalle ONG e dalla Guardia Costiera.

Libia e Turchia, porte verso l’Occidente?**

La Libia è uno tra i paesi di transito e la situazione politica attuale la rende uno degli stati in cui i migranti sono maggiormente vulnerabili allo sfruttamento e al traffico di esseri umani.
Molti rifugiati dichiarano di essere stati imbarcati con la forza, altri con l’inganno di una prospettiva lavorativa, altri ancora con proposte di matrimoni combinati. I minori non accompagnati sono le vittime più comuni della tratta.

La Turchia ha rappresentato, negli ultimi decenni, un paese di passaggio per le popolazioni dell’Asia provenienti soprattutto dal Medio Oriente, ma rappresenta anche una destinazione per molti di loro: secondo il DGMM (Direzione Generale Turca per le Migrazioni), quasi 4 milioni di migranti sono presenti nel territorio turco, la maggior parte di loro proviene dalla Siria, dall’Iraq, dall’Iran e dall’Afghanistan.

 

Al di là della propaganda elettorale e delle notizie parziali o addirittura false, al di là delle ridicole moltiplicazioni tra il numero di persone in arrivo e i fantomatici trentacinque euro al giorno, al di là della cattiva fede di un Governo che tiene in ostaggio più di 600 persone in mare aperto in condizioni disumane perché poco avvezzo alla diplomazia e alle pratiche democratiche nel rispetto della legge e degli accordi siglati, ci chiediamo come poter estirpare il germe d’odio che soffoca gli italiani.

Soprattutto, ci chiediamo come persone con due gambe e due braccia, soprattutto due occhi e una testa, persone che vivono intorno a noi, che amano i propri figli, che amano gli animali, persone stese in spiaggia accanto a noi, in fila alla posta con noi, persone in coda alla cassa del supermercato, persone che preparano i nostri pasti, che ci vendono gli abiti, persone che ci aggiustano i telefonini o che ci consegnano la pizza a casa; ci chiediamo come sia possibile per queste persone cedere alla faciloneria di assenteisti e ipocriti piuttosto che fare seriamente propri i valori cristiani fondativi della nostra civiltà.

Possibile che i protettori della cultura cattolica si battano per un crocifisso e non per un povero Cristo?

 

 

R-esistete


*
http://migration.iom.int/docs/Migrant_Vulnerability_to_Human_Trafficking_and_Exploitation_Brief_November_2017.pdf

 

** http://migration.iom.int/docs/DTM%20Libya%20Round%2018%20Migrant%20Report%20(March%202018).pdf

http://migration.iom.int/docs/Flow_Monitoring_Surveys_Analysis_Report_Turkey_May_2018.pdf

Salviamo le persone, portiamole al sicuro. Tutte.

20 martedì Mar 2018

Posted by cristallina555 in 2018, Africa, Anti-Militarismo, Antifascismo, antisemifobia, antisemitismo, Apolidia, Asia, autodeterminazione, Balkan Route, Bambini soldato, Collettivo Antigone, Cristina Monasteri, Decolonizzazione, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, Disobbedienza, Frontiera, Giulio Regeni, I figli della fortuna, Il silenzio dei vivi, Leva obbligatoria, Mali, Muros, Olocausto, Olocausto del Mare, Parole del Collettivo, R-esistenza, Refugees Welcome, Restiamo umani, Senza categoria, Siria, Stati Uniti, Stay Human, Sudan, syria, Tornate a Casa Vostra

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Afghanistan, aiutiamoli a casa loro, Al Quaida, Algeria, Birmania, Buonsenso, Clandestino, Darfur, Documenti, Egitto, Iraq, ISIS, lagher, Libia, Manu Chao, Migrante, Thailandia, Turchia, Ucraina, Ungheria

clandestino

fonte: http://www.treccani.it/vocabolario/clandestino/

 

Contro il divieto delle autorità.

Di nascosto.

Illegalmente.

Il termine “clandestino” ha un impiego talmente ampio, come tutte le parole sdoganate dalla narrazione tossica della politica, da essere utilizzato per esprimere il disprezzo verso lo straniero sottolineando la mancanza di regolarità della presenza del detto “straniero sull’italico territorio”.
La malafede è talmente sfacciata che si fa molta attenzione a distinguere tra “immigrati regolari” e “clandestini” quando bisogna “cacciarli da casa nostra” perché non si dica che si tratta di razzismo bensì di “buonsenso”.
Se parliamo di dati effettivi, invece, numeri e percentuali vengono snocciolati al rialzo senza mai fare presente un aspetto che risulta alquanto banale e che, ancor di più per questo motivo, lascia basiti di fronte alla faciloneria con cui certe informazioni vengono dispensate, recepite, filtrate, assimilate: come si fa a parlare di dati se i clandestini, per definizione, sono nascosti?
Si può parlare di numeri quando si documentano gli sbarchi poiché dopo uno sbarco le persone vengono contate, vestite, registrate, fotografate, rifocillate, smistate, accolte. Non sono clandestini, lo diventano quando, senza documenti e incastrati nella zona d’ombra della burocrazia italiana, tentano di passare il confine con la Francia a piedi o sui tetti dei treni, o si nascondono nel retro di un camion per raggiungere le coste inglesi.

Clandestino rispetto a cosa? Rispetto a chi?
Quali sono le autorità riconosciute e da quali Stati europei sono riconosciute? Quali documenti sono validi nel nostro paese? Quali governi democratici sono stati destituiti? Quanti sono i paesi in guerra?
In quanti altri paesi sono presenti, invece, le milizie dei fondamentalisti religiosi?
Qual è il limite di sicurezza sotto il quale è considerata “legittima” una fuga dal proprio paese?
Quanto è stupido pensare che chi scappa stia abbandonando il proprio paese? Chi lo dice? Chi poi si lamenta degli italici cervelli in fuga? Chi è scappato e vive tuttora in Gran Bretagna dall’agosto del 1980 ed è nostalgico di un piccolo omino che si travestì da Carabiniere abbandonando il paese di cui era Duce, negli anni 40?

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La verità?
Tutti si possono spostare purché non siano poveri.

Perché pensiamo che sia giusto per gli altri esseri umani vivere in alcuni paesi quando noi europei non ci andremmo nemmeno in vacanza?

In Algeria sono presenti diversi gruppi islamici fondamentalisti, da Al Quaida ai gruppi militari affiliati all’IS. A fine febbraio, dopo l’uccisione di alcuni soldati, le autorità algerine hanno dispiegato altri cinquemila militari al confine con la Tunisia per rafforzare la sicurezza del paese nel quale il rischio terroristico continua a essere elevato.
In Egitto è in corso una “guerra contro il terrorismo” che porta a centinaia di sparizioni forzate perpetrate da parte dell’esercito (vedi l’approfondimento sul rapporto di Amnesty International).
In Libia è in corso una guerra civile e non sappiamo ancora quanto il paese si senta minacciato dalle dichiarazioni del fascista Di Stefano il quale vaneggiava di un protettorato su gran parte del territorio libico.
In Libia, inoltre, grazie ai trattati con l’Europa, ci sono i campi di concentramento. Non vogliamo esagerare, vorremmo poter dire che si tratta di uno scherzo, di un’infelice iperbole.
Invece, lo ripetiamo, in Libia ci sono i campi di concentramento per i migranti esattamente come fino agli anni Trenta ci sono stati i campi di concentramento (sedici in Libia ma anche in Eritrea e Somalia che, ricordiamo, erano tutte colonie italiane), per detenuti politici ma anche detenuti comuni, per tribù di ribelli e per i deportati.
Il Mali è travagliato da una guerra civile tra ribelli e forze governative che si protrae da sei anni. L’aiuto che è riuscita a dare l’Europa “a casa loro”? L’esercito francese con altre armi, altri spari, altri morti.
In Nigeria Boko Haram continua a seminare il terrore con attentati kamikaze in cui l’attentatore è solitamente una donna rapita mentre era a scuola.
Il Sudan è martoriato da anni da guerra e carestie. Le persone muoiono di fame in Darfur.

A Oriente la situazione è altrettanto drammatica.
La Siria è stata sventrata dalle bombe, rase al suolo le sue città, massacrata la popolazione civile.
La Turchia di Erdogan fa strage di curdi ad Afrin col prestesto di scacciare i terroristi e con la complicità di Europa, Russia e Stati Uniti.
Mi chiedo se l’angelo contro la guerra regalato dal Papa a Erdogan sia da prendere o meno come un insulto agli innocenti uccisi.
L’Afghanistan e l’Iraq stanno ancora pagando il prezzo della pace esportata dall’occidente a suon di bombe.
In Birmania le persone sono costrette a scappare per non finire vittime di una vera e propria pulizia etnica che continuiamo a ignorare.
La Thailandia è governata dall’esercito sin dal golpe di quattro anni fa.

L’Europa non può certo considerarsi lontana dai venti di guerra: non si parla quasi più di Ucraina ma il conflitto tra i ribelli sostenuti dal governo russo e le truppe del governo ucraino prosegue dal 2014.
Viktor Orban governa l’Ungheria dal 1998 e durante il suo ultimo mandato (iniziato nel 2014), ha messo in discussione la forma di governo occidentale di stampo democratico e liberale a favore di un nazionalismo autoritario che sfrutta ancora il terrore rosso in un abile azione demagogica in cui l’opposizione è pressoché inesistente (salvo il partito neofascista Jobbik).

Perché continuiamo a farci prendere in braccio dalla faciloneria e dalla disonestà di omuncoli che aspirano al potere sulle spalle dei poveri? La povertà non ha confini geografici nonostante si cerchi di nasconderla sotto i tappeti con Daspo insani e pericolosi i quali portano alla legittimazione della “pulizia strada per strada” molto redditizia in tempi di campagna elettorale e molto pericolosa allo stesso tempo.

Il Nazionalismo è una bandiera che nasconde ingiustizia sociale, fomenta l’ignoranza e asseconda le conclusioni facili, duali in cui c’è un buono e, per contrappeso, deve esserci un cattivo.
La fobia del terrorismo islamico ha portato al vero terrorismo italico. A farne le spese sono sempre gli Ultimi e gli Innocenti.
Riusciamo a capire che “aiutarli a casa loro” è una bestemmia contro il diritto alla vita?

L’unico modo per aiutarli a casa loro, in tutta onestà e in quanto cittadina di un paese che invecchia e muore (conviene anche a noi, suvvia), è di andare a prenderli.

Tutti.

Organizziamo voli charter per andare a prendere tutti: gli ultimi, i perseguitati, gli afflitti, i miti, i poveri di spirito, quelli che hanno fame e sete di giustizia. Non ci saranno irregolari, non ci saranno clandestini, non ci saranno altri sepolti nel cimitero del Mediterraneo, non ci saranno altri olocausti nei lagher libici, nelle gabbie Ungheresi, sui confini spinati dei balcani, non ci saranno bambini morti, generazioni cancellate, stupri di guerra, sparizioni forzate.
Pensate, non ci saranno più nemmeno i cocci delle fioriere.

Portiamoli al sicuro, salviamoli. Tutti.

di Cristina Monasteri

Discriminazione orizzontale

08 mercoledì Mar 2017

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2017, Amnesty International, Bibbia, Condanna a morte, Corano, Cristina Monasteri, Dichiarazione dei diritti del fanciullo, Discriminazione orizzontale, Donna, donne, Francesco Malavolta, Hossein Sarmadi, I Giorni delle Donne, Pena di morte, Shari'a, Zeinab, Zeinab Sekaanvand Lokran

Art 7 – Per nessuna donna si farà eccezione: la donna è accusata, arrestata, e detenuta nei casi determinati dalla Legge. Le donne obbediscono come gli uomini a tale Legge rigorosa.

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Photo Copyright – Francesco Malavolta

Penso agli stati islamici in cui vige la legge del Corano, la Shari’a, e penso ai cosiddetti stati laici, come l’Italia: paese in cui importanti conquiste civili, come il diritto all’aborto, vengono costantemente attaccate da fondamentalisti religiosi che si rifanno a un testo vecchio di centinaia di anni.

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Il Secondo Sesso

08 mercoledì Mar 2017

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8 marzo, Donna, donne, I Giorni delle Donne, Legge, Simone de Beauvoir, Virginia Woolf

Art 5 – Le leggi della natura e della ragione vietano tutte le azioni nocive alla società: tutto quello che non è vietato da queste leggi, sagge e divine, non può essere impedito, e nessuno può essere costretto a fare quello che tali leggi non ordinano.

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Photo Copyright – Francesco Malavolta

… egli era un bidello; io ero una donna. Questo era il prato del collegio; il sentiero era quello. Su questo prato potevano passeggiare soltanto i professori e gli universitari; il mio posto era la ghiaia […] apparve un signore modesto, argentato, gentilissimo, il quale mentre mi scacciava rimpiangeva a voce bassa la deplorevole circostanza che le signore potessero visitare la biblioteca soltanto se accompagnate da un professore del collegio, oppure munite di una lettera di presentazione – Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé (Milano, Il Saggiatore, 1963)

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Diritti umani: un’eredità a rischio

27 lunedì Feb 2017

Posted by orukov in 2017, Alessio Mamo, Claudia La Ferla, Collettivo Antigone, Cristina Monasteri, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, Francesca Colantuoni, Francesco Malavolta, MariaGrazia Patania, Michelangelo Mignosa, Refugees Welcome, Restiamo umani, Testimonianze

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Alessio Mamo, Claudia La Ferla, Cristina Monasteri, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, Francesca Colantuoni, Francesco Malavolta, Maria Grazia Patania, Michelangelo Mignosa, Riccardo Pareggiani

Dal 20 al 24 Febbraio abbiamo raccontato, ognuna a modo suo, lo scarto pericoloso fra la sfera dei diritti garantiti dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789, che rappresenta una conquista fondamentale della Rivoluzione Francese, e la realtà. Abbiamo preso gli articoli, uno ad uno, per contrapporli a situazioni in aperta violazione delle garanzie previste e per riflettere su queste stesse violazioni.

Nessuna di noi vorrebbe essere uno spaccapietre del Nepal o uno scarto fra gli scarti dei dannati dell’India di Alessio Mamo. Nessuna di noi vorrebbe essere detenuta o arrestata arbitrariamente o osservare il mondo da dietro una recinto di filo spinato come la bimba ritratta da Riccardo Pareggiani a Idomeni. Nessuna inoltre vorrebbe essere il migrante in bianco appena salvato ed immortalato da Michelangelo Mignosa il cui sguardo silenzioso ci interroga su domande scomode quanto impellenti. Vorremmo noi essere al suo posto? Vorremmo diventare numeri fra i numeri, bianco fra il bianco, niente fra il niente? Infine nessuna di noi vorrebbe essere costretta a dormire fra cocci taglienti in qualche angolo di rotta balcanica documentato da Francesco Malavolta.

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Il diritto alla felicità

23 giovedì Feb 2017

Posted by claudialaferla in 2017, Claudia La Ferla, Collettivo Antigone, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, Michelangelo Mignosa, Parole del Collettivo, R-esistenza, Restiamo umani, Senza categoria

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Articolo 12, Articolo 13, Capacità del cittadino, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, Diritto alla felicità, Eguaglianza, Garanzia dei diritti, Libertà, Vantaggio di tutti

Art. 12 – La garanzia dei diritti dell’uomo e del cittadino ha bisogno di una forza pubblica; questa forza è dunque istituita per il vantaggio di tutti e non per l’utilità particolare di coloro ai quali essa è affidata.

articolo-12Ph. Michelangelo Mignosa

Un gommone mezzo sgonfio affonda tra il blu intenso del mare. Braccia coraggiose si aggrappano ai bordi ancora gonfi galleggiando dentro una torbida speranza. Mani impaurite attaccate alla pallida bellezza del mondo.

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La libertà di essere egualmente diversi

23 giovedì Feb 2017

Posted by claudialaferla in 2017, Claudia La Ferla, Collettivo Antigone, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, Michelangelo Mignosa, Restiamo umani, Senza categoria

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Articolo 10, Articolo 11, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, Libertà di opinione, Libertà di pensiero, Libertà di scrivere e parlare, Libertà di stampa, Malala

Art. 10 – Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni, anche religiose, purché la manifestazione di esse non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla Legge.

articolo-10 Ph. Michelangelo Mignosa

Un morbo particolarmente pericoloso riguarda l’annullamento della diversità di pensiero, cultura, espressione. Sempre più forza assume la voglia di un modo livellato e dal facile controllo celata dietro irreali e quanto mai banali maschere di democrazia e libertà. La vera democrazia è la libertà di essere diversi. Ogni giorno qualcuno cerca di imporre il proprio pensiero, la propria legge, la propria religione, il proprio personale concetto di stile di vita a chi sembra talmente distante da dover essere “convertito”. Fin quando la diversità non verrà vista come vera fonte di forza e ricchezza si rimarrà incastrati in una nube di stallo e fallimento. L’esempio più lampante è il concetto ossimorico di “democratiche bombe”, molte guerre condotte in oriente sono state etichettate come salvifiche e liberali. Le giuste domande in questo caso credo siano, però, “Come può la morte di anime innocenti essere salvifica?”, “Come può un bomba distruttiva essere costruttiva?”. Spesso questi interrogativi passano in secondo piano o peggio vengono del tutto cancellati da una strana assuefazione alla morte che caratterizza la quotidianità di ognuno di noi. Ci lasciamo letteralmente “scivolare la vita addosso”.

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Presunto colpevole

22 mercoledì Feb 2017

Posted by cristallina555 in 2017, Cinema, Cinema Italiano, Collettivo Antigone, Cristina Monasteri, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, Fotogiornalismo, No Tav, R-esistenza, Restiamo umani, Riccardo Pareggiani, Roma, Senza categoria, Torino

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Alberto Sordi, Aldo Bianzino, Carlo Giuliani, Carlo Saturno, Carmelo Castro, Detenuto in attesa di giudizio, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, Federico Aldrovandi, Franco Mastrogiovanni, Gabriele Sandri, Giuseppe Di Noi, Giuseppe Uva, Idomeni, Luciano Isidro Diaz, Madrid, Manuel Eliantonio, Marcello Lonzi, Michele Ferrulli, Nanni Loy, Nicoletta Dosio, Niki Aprile, NO TAV, Paolo Scaroni, Riccardo Pareggiani, Riccardo Rasman, Stefano Cucchi, Stefano Frapporti, Stefano Gugliotta

Art. 7 – Nessun uomo può essere accusato, arrestato o detenuto se non nei casi determinati dalla Legge, e secondo le forme da essa prescritte. Quelli che sollecitano, emanano, eseguono o fanno eseguire degli ordini arbitrari, devono essere puniti; ma ogni cittadino citato o tratto in arresto, in virtù della Legge, deve obbedire immediatamente: opponendo resistenza si rende colpevole.

art-7

Ph. Copyright Riccardo Pareggiani – Madrid: manifestanti durante la protesta “Rodea el Congreso” (2012)

Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, Michele Ferrulli, Carlo Saturno, Federico Aldrovandi, Carlo Giuliani, Marcello Lonzi, Riccardo Rasman, Aldo Bianzino, Gabriele Sandri, Niki Aprile, Manuel Eliantonio, Carmelo Castro, Stefano Frapporti, Franco Mastrogiovanni, Luciano Isidro Diaz, Stefano Gugliotta, Paolo Scaroni…

Chiunque può essere accusato, arrestato, detenuto o torturato. Quelli che sollecitano, emanano, eseguono o fanno eseguire degli ordini arbitrari, devono essere coperti; ma ogni cittadino citato o tratto in arresto, in virtù della Legge, deve obbedire immediatamente: opponendo resistenza si rende morto.

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Legge, società, volontà

22 mercoledì Feb 2017

Posted by cristallina555 in 2017, Cinema, Cinema Italiano, Collettivo Antigone, Cristina Monasteri, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, Riccardo Pareggiani, Senza categoria

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Alberto Sordi, Cristina Monasteri, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, human rights, Mario Giordano, Oliver Hirschbiegel, Riccardo Pareggiani, Stay Human, The Experiment, Un borghese piccolo piccolo, Vincenzo Cerami, Zimbardo

Quante volte assistiamo all’osservazione o alla mancata applicazione degli articoli della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino? Quanti di noi conoscono il testo del 1789 e quanti, conoscendolo, ne ignorano il contenuto per ignavia, egoismo, superficialità?

Possiamo accettare di calpestare questi diritti in nome della presunta superiorità delle leggi dell’uomo o dovremmo, forse, continuare a difenderli in nome della legge naturale che questo testo pone al centro del successo di una intera società?

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A life among the rocks, Alessio Mamo

21 martedì Feb 2017

Posted by orukov in Alessio Mamo, Collettivo Antigone, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, MariaGrazia Patania, Restiamo umani

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Alessio Mamo, Maria Grazia Patania

Art. 3 – Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun corpo o individuo può esercitare un’autorità che non emani espressamente da essa.

A life among the rocks

Amal ha sette anni e sogna le pietre. Si alza la mattina, si lava in cortile sfidando il freddo e spacca pietre. Respira pietre e la pelle gli si ricopre della polvere delle pietre che spacca insieme alla sua infanzia. Amal di notte sogna le pietre, ma a volte le dimentica e fra le pietre si infilano sogni di cristallo e libertà. Amal, tuttavia, non conosce la delicatezza del cristallo e ignora il segreto della libertà.

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