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Bruxelles, 19 March 2016

Cosa è stato deciso?

Il 18 Marzo, sulla base del EU-Turkey Joint Action Plan avviato il 29 Novembre 2015 e la dichiarazione congiunta UE-Turchia del 7 Marzo, UE e Turchia hanno deciso di metter fine al flusso migratorio irregolare proveniente dalla Turchia. L’accordo di ieri si concentra sul business dei trafficanti e in pieno rispetto del diritto europeo e internazionale elimina gli incentivi a cercare percorsi alternativi per raggiungere l’UE.

L’UE e la Turchia hanno concordato quanto segue:

1) Tutti i migranti irregolari che giungono dalla Turchia sulle isole greche a partire dal 20 Marzo verranno rimandati in Turchia;

2) Per ciascun siriano rimandato in Turchia dalle isole greche un altro siriano sarà trasferito nella UE;

3) La Turchia adotterà tutte le misure necessarie per evitare la formazione di nuovi percorsi via mare o terra che colleghino Turchia e UE;

4) Una volta terminate o notevolmente ridotte le traversate irregolari fra Turchia e UE, si procederà all’attivazione di uno Schema di Ammissione Umanitario Volontario;

5) Il percorso di liberalizzazione dei visti per i cittadini in possesso di passaporto turco verrà velocizzato al fine di revocare l’obbligo del visto entro la fine di giugno 2016. La Turchia prenderà ogni provvedimento necessario per soddisfare i rimanenti requisiti;

6) L’UE, cooperando con la Turchia, provvederà a un rapido esborso dei 3 miliardi di Euro inizialmente stanziati nel quadro del Facility for Refugees in Turchia. Quando questi fondi si staranno per esaurire, ne verranno stanziati ancora fino ad un massimo di 3 miliardi di Euro entro la fine del 2018;

7) L’UE e la Turchia accolgono favorevolmente quanto si sta facendo per una maggiore unione doganale;

8) Verrà rilanciata la procedura d’adesione, il Capitolo 33 verrà avviato durante la Presidenza olandese del Consiglio dell’Unione Europea e i lavori preliminari alla discussione dei restanti capitoli verranno velocizzati;

9) UE e Turchia si impegnano a migliorare le condizioni umanitarie in Siria

Su quale base giuridica i migranti irregolari verranno rimandati dalle isole greche alla Turchia?

Chi non ha diritto alla protezione internazionale sarà immediatamente rimandato in Turchia. Il quadro normativo è rappresentato dall’accordo bilaterale di riammissione stipulato fra Grecia e Turchia. Dal 1 Giugno 2016, questo accordo verrà sostituito dall’Accordo di Riammissione UE-Turchia in seguito all’applicazione dei provvedimenti di riamissione relativi a cittadini di paesi terzi.

Su quale base giuridica i richiedenti asilo verranno rimandati dalle isole greche alla Turchia?

Ciascuna domanda di asilo presentata in Grecia verrà analizzata individualmente in conformità con i requisiti europei e del diritto internazionale e col principio di non-respingimento. Si terranno colloqui individuali e valutazioni singole e sarà garantito il diritto di ricorso. Nessun richiedente asilo verrà rimandato indietro automaticamente.

Le norme relative all’asilo della UE consentono agli Stati Membri, in circostanze ben definite, di dichiarare una domanda di asilo “irricevibile”, rigettangola di fatto senza esaminarne la sostanza.

In relazione alla Turchia, sono due le circostanze legali in virtù delle quali delle domande di asilo possono essere dichiarate irricevibili:

1) paese di primo asilo: (Articolo 35 della Direttiva relativa alle Procedure di asilo) in cui alla persona in questione è già stato riconosciuto l’asilo politico in quel paese o comunque in questo gode di sufficiente protezione;

2) paese terzo sicuro: (Articolo 38 della Direttiva relativa alle Procedure di asilo) in cui la persona in questione non ha ancora ricevuto alcuna protezione, ma tale paese terzo è effettivamente in grado di garantire alla persona riammessa accesso alla suddetta protezione.

Quali tutele esistono per i richiedenti asilo?

Tutte le domande vanno esaminate singolarmente tenendo in conto la situazione di gruppi vulnerabili, nella fattispecie i minori non accompagnati i cui interessi vanno garantiti al meglio.

Inoltre occorre considerare attentamente le richieste di persone i cui familiari più stretti si trovano in altri Paesi Membri e in merito alle quali vanno applicate le norme di Dublino.

Tutti i richiedenti asilo hanno diritto a presentare ricorso.

I richiedenti asilo rimarranno in Grecia durante la procedura di ricorso?

Quando si applica la nozione di “paese terzo sicuro”, ogni decisione relativa al rimpatrio si considera sospesa durante tutta la fase di ricorso.

Quando si applica la nozione di “primo paese di asilo”, esiste la possibilità di fare richiesta per bloccare il trasferimento durante la fase di ricorso.

Dove verranno alloggiati i migranti mentre attendono il rimpatrio?

I migranti irregolari possono essere trattenuti in centri di accoglienza chiusi sulle isole greche dove si applica la legislazione UE, in particolare la Direttiva Europea sul Rimpatrio. I richiedenti asilo verranno ospitati in centri d’accoglienza aperti sulle isole greche.

Come si può essere certi che queste persone riceveranno protezione in Turchia?

Solo i richiedenti asilo che vengono protetti secondo il diritto internazionale di riferimento e in pieno rispetto del principio di non respingimento verranno rimandati in Turchia.

L’UE velocizzerà l’erogazione dei fondi relativi ai 3 miliardi di Euro del Facility for Refugees in Turchia. Con questi fondi si intende supportare i siriani che si trovano in Turchia tramite la fornitura di generi alimentari, offrendo riparo, istruzione e assistenza medica. Una ulteriore tranche di 3 miliardi di Euro sarà stanziata una volta esaurita la prima parte entro la fine del 2018. L’UNHCR svolgerà un ruolo cruciale nei processi di riammissione e trasferimento al fine di garantire ulteriore sostegmo e supervisione.

Che supporto operativo servirà alla Grecia per l’attuazione dell’accordo?

Servirà un profondo impegno da parte di tutte le parti interessate e, in particolare, da parte della Grecia. Gli Stati Membri della UE hanno concordato di fornire alla Grecia repentinamente ogni strumento necessario, ivi incluso guardie di frontiere, esperti in tema di asilo e interpreti.

La Commissione ritiene che alla Grecia servirà un organico di circa 4000 persone provenienti da Grecia, Stati Membri, EASO (European Asylum Support Office) e FRONTEX.

  • Per la procedura di asilo: 200 addetti greci alla valutazione delle domande d’asilo, 400 esperti sul tema provenienti dagli Stati Membri e designato da EASO e 400 interpreti
  • Per le procedure di ricorso: 10 Commissioni di Ricorso composte da 30 membri greci e 30 giudici esperti in diritto d’asilo provenienti da altri Stati Membri e 30 interpreti
  • Per le procedure di rimpatrio: 25 funzionari greci responsabili della riammissione, 250 poliziotti greci e 50 esperti di rimpatri designati da Frontex, 1500 poliziotti gestiti secondo gli accordi bilaterali per la cooperazione delle forze di polizia (spese coperte da FRONTEX)
  • Sicurezza: 1,000 persone fra addetti alla sicurezza e militari

Assistenza pratica:

  • Trasporti: rimpatrio dalle isole: 8 navi FRONTEX con una capacità di 300-400 persone ciascuna e 28 bus
  • Alloggio: Capacità ricettiva a breve termine pari a 20,000 posti di cui 6000 già esistono.
  • Amministrazione: 190 container, fra cui 130 destinati agli addetti EASO

[…]

Quando entrerà in vigore questo nuovo accordo?

L’accordo sarà valido dal 20 Marzo 2016. In pratica chiunque arrivi sulle isole greche a partire da questa data verrà direttamente rimandato indietro in Turchia, se non ha diritto alla protezione internazionale o non presenta richiesta di asilo. Qualora si presenti richiesta d’asilo si procederà a un esame celere con l’intento di rimandare il richiedente immediatamente in Turchia, se la richiesta viene giudicata inammissibile.

Quando inizieranno i trasferimenti dalla Turchia?

Da inizio Aprile si avvieranno i trasferimenti dei siriani secondo lo schema 1:1.

Cosa succede ai migranti che si trovano già in Grecia?

Le autorità greche, gli Stati Membri e le agenzie UE accelereranno i trasferimenti dalla Grecia e forniranno velocemente assistenza umanitaria alla Grecia stessa. In ragione della situazione di emergenza sul campo, nel prossimo mese devono essere effettuati 6000 trasferimenti e almeno 20.000 prima di metà Maggio 2016

Traduzione di Maria Grazia Patania

Qui il testo originale del comunicato stampa con cui l’UE annunciava ai cittadini europei i punti salienti dell’accordo siglato con la Turchia. Per giorni ho cercato l’accordo senza trovarlo e alla fine ho preferito tradurre questo comunicato. La traduzione perfetta non esiste e il mio intento era cercare di capire traducendo. Nei prossimi giorni approfondiremo le considerazioni su questo testo, in particolare con una riflessione su un termine centrale dell’accordo: Return. L’obiettivo non è offrire soluzioni o salire in cattedra, quanto piuttosto riflettere e stimolare chi legge a pensare in modo critico ed indipendente. Soprattutto rimandando per quanto possibile ai testi originali, piuttosto che a una infinita sequela di opinioni non richieste.

 faraci

*Photo Copyright: Francesco Faraci

Accordo. È un termine a cui siamo abituati da secoli perché, come se fosse un difetto del genere umano, per sopravvivere (di fatto a noi stessi) c’è bisogno di accordi. Patti con chi spartisce “la preda”, patti attraverso cui stabilire la supremazia, patti attraverso cui sancire universalmente cosa fa più comodo. Vilmente e vigliaccamente accordi, perché provare a mantenere lo stesso termine anteponendo un “D” (d’accordo) sarebbe un esempio di eccessiva civiltà per una società che disconosce il valore della vita. La riflessione che mi viene immediata riguarda “il rimborso del pacco reso”. Con tale accezione mi riferisco alla sconvolgente semplicità con cui si parla (peggio accorda) su vite umane, trattandole come un problema/occasione di profitto: due risvolti della stessa medaglia. In tutto ciò numeri ormai innominabili e impensabili di persone (ricordiamoci qualche volta mentre li trattiamo come patate che hanno due gambe due braccia e due occhi come noi; non metterei in mezzo il cuore perché non sono convinta del parallelismo) muiono in mare in nome di un sogno che noi gelosamente custodiamo. Ciò che ne deriva è che i diritti non sono accessibili a tutti. Le vite dei migranti sono come quel pacco che restituiamo al mittente chiedendo il rimborso per il troppo disturbo arrecato da uno scatolone che non era esattamente ciò che volevamo. Non penso che per loro venire in Europa sia la soluzione migliore (anche perché oggi come oggi forse neanche gli europei verrebbero in Europa) credo piuttosto che sia una scelta obbligata. Andrebbero aiutati in casa loro, è vero… ma come nessuno viene ad aiutarmi in casa mia, spesso neanche il medico per una visita a domicilio, dubito quindi che il mondo intero si scomponga per creare relamente e concretamente opportunità di vita a paesi martoriati. Ma martoriati da chi? Proviamo ad analizzare(ci) con coscienza, leggiamo i libri di storia con spirito critico e siamo curiosi di conoscere davvero i fatti  perché le favole raccontate dalla mamma vanno bene per l’infanzia, poi bisogna essere uomini di coscienza. Nessuno dovrebbe essere costretto a scappare da casa sua, ma i fatti dimostrano che qualcosa/qualcuno li costringe a farlo (forse le bombe? Forse la fame? Forse la paura? Forse la speranza?) e non riusciamo a vedere in noi stessi la responsabilità di aver reso da sempre questi popoli schiavi e poveri così da creare il nostro santo capitalismo. Ma più di ogni altra cosa mi chiedo, cosa avremmo fatto noi? Fossimo noi sotto le bombe o sfiniti dalla fame, cosa faremmo? Stringeremmo arresi la mano di nostro figlio o tenteremmo l’impossibilie per dargli una speranza? Ci siamo inventati guerre, ci siamo inventati terroristi, ci siamo inventati armi nucleari e ci siamo inventati guerre sante ripetendo il binomio islam=terrorismo (ormai diventato quasi una moda). Allora con la stessa foga con cui ci scagliamo contro la moda dei pantaloni con i risvoltini che tanto ci urtano il sistema nervoso, potremmo opporci a chi usa le nostre menti in oblio per interessi ben evidenti. Credo che prima di proteggerci “dall’altro”, dal nero-terrorista, dovremmo proteggerci da noi stessi e dai motivi che ci hanno portato a tutto ciò. Il terrorismo è terrorismo, non è un luogo, non è l’Islam e non è un colore della pelle. L’odio innestato in noi fomentando il razzismo ha solo permesso a chi ha voluto si arrivasse a questo di banchettare con (e non su) la nostra pelle.

Di Claudia La Ferla