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Costa Concordia, Dignità, Funerali di Stato, Genova, Italia, Lutto, Presidente della Repubblica, resistenza, Rispetto, Selfie, Stato, Zena
Ricordo l’indignazione causata dai turisti dell’orrore che scattavano foto ricordo, in gruppo o in coppia ma anche da soli davanti all’azzurro mare d’Agosto, con la carcassa della Costa Concordia alle proprie spalle.
La nave da crociera su cui morirono trentadue persone in una delle prime notti del 2012.
Dopo la Costa Concordia me li aspettavo gli avvoltoi col bastone da selfie, in agguato pronti a partecipare alla morte annunciata come un corpo solo, incapace e disorientato. Ma non ero preparata. Non ci sia abitua a certe cose.
Questo popolo senza vergogna che arriva ad attaccare il Papa come aggredirebbe qualunque furbetto passato avanti nella fila in Posta: dopo cinquant’anni di DC (colei che non deve essere nominata ma che sopravvive al suo corpo impiantandosi nel fisico più debole che trova nei paraggi), gli attacchi al “Santo Padre” mi colpiscono più del vilipendio al Presidente della Repubblica, forse perché le orecchie sono più abituate dopo un Ventennio inflazionato da Berlusconi, instancabile (almeno in questo lo è stato) contro la magistratura e i principi democratici.
Senza vergogna.
Osservare le immagini dei funerali di Stato è stato penoso per le famiglie delle vittime che in un giorno di indicibile dolore si sono ritrovate nel pieno della Propaganda tra gli applausi e i sorrisi dei fan, le foto ricordo, le strette di mano.
Scene grottesche di isteria comandata.
Certo, i due dovevano pur entrare in quel salone.
Certo. Dovevano entrare: bastava non fermarsi, rimandare le strette di mano, tenere a bada le reazioni della gente, fare esercizio di decenza, avere rispetto del dolore.
Sono stufa ma dai due Vice non m’aspettavo nulla di meglio. Lo stile è sempre lo stesso.
Ma gli altri? Gente adulta “che ha lavorato tutta la vita”, “gente umile” che non s’arroga il diritto di vita e morte di pochi disperati alla deriva, io dico: non lo sapete cosa è il dolore?
Ci siamo scordati cos’è il lutto?
A suon di proclami e numeri illogicamente estrapolati da contesti inventati, a forza di dirvi che siete “stanchi di sopportare”, a furia di dipingervi come egoisti, aridi occupanti di un suolo definito da linee immaginarie vi hanno derubati di una cosa che non si compra su stileleganord.com o nello store del M5S tra le cover per smartphone e le tovagliette per la colazione. La dignità di un popolo non si compra con o senza 80 euro al mese, proclami irrealizzabili, promesse strampalate e vendette giurate o rivalse ridicole.
Le famiglie delle vittime hanno assistito agli applausi per due tronisti, hanno udito i fischi per l’opposizione, hanno visto i sorrisi allegri e la tristezza posticcia dei curiosi, gli sguardi bassi e gli occhi che cercavano mani da stringere come a un comizio.
Però era un funerale.
Sono morte 43 persone.
L’Italia è in agonia e degli italiani non v’è traccia, sono impegnati nel mettersi in mostra accanto al suo corpo martoriato: una carcassa da smantellare, alla deriva, incagliata, rovesciata e dilaniata mentre il Capitano osserva lo scempio da una scialuppa, puntando il dito contro lo scoglio.
R-esistiamo!
Viva l’Italia!
Viva Zena, la bella.