Da quando anche le scuole clandestine sono chiuse vado col vecchio a raccogliere carta e cartone. Ci pagano in semi di zucca e legumi secchi, sempre troppo pochi. Raccogliamo anche oggetti che possono essere riutilizzati: vecchie scarpe, pezzi di coccio, contenitori di plastica. Magari una macchina da cucire può diventare una piccola màcina, una canna da pesca può farsi stampella e una caffettiera, con qualche sapiente modifica, potrebbe essere utile a distillare un po’ d’alcol dalle radici che ancora crescono in questa terra dura, piena di sale e polverosa.
Questa infinita landa rossa è l’unica cosa che si vede dalle poche alture della regione.
Terra e polvere a perdita d’occhio mentre io e il vecchio alziamo piccole nuvole intorno ai nostri piedi scalzi.
Rame non se ne trova più da anni. È come l’acciaio ma di un colore tra l’oro e il marrone, dice.
Com’è l’oro?
Oggi dobbiamo andare a prendere l’acqua, ché è finita. Abbiamo sistemato le taniche di plastica e i bottiglioni e i fiaschi sul carretto arrugginito.
Dice che l’ha fatto suo padre assemblando pezzi di un Continua a leggere