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Collettivo Antigone

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Collettivo Antigone

Archivi tag: Mediterraneo

Nessun Uomo è un’isola

13 mercoledì Giu 2018

Posted by cristallina555 in 2018, Africa, Antifascismo, Arruolamento forzato, Asia, Balkan Route, Bambini soldato, Collettivo Antigone, Cristina Monasteri, Decolonizzazione, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, Disobbedienza, Frontiera, IOM / OIM, Leva obbligatoria, Michelangelo Mignosa, Olocausto del Mare, Photography, R-esistenza, Razzismo, Refugees Welcome, Restiamo umani, Senza categoria, Stay Human

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Accoglienza, aprite i porti, Aquarius, Arruolamento forzato, Balkan Route, Carestia, Collettivo Antigone, Governo Italiano, Guardia Costiera, Guerra, human rights, Immigrazione, IOM, John Donne, Libia, Mediterraneo, Michelangelo Mignosa, Migrations, OIM, ONG, open borders, Photography, Poveri Cristi, Refugees Welcome, resistenza, Rohingya, SOS Mediterranée, Turchia, Umanità, umanità aperta

Nessun uomo è un’Isola,
intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente,
una parte della Terra.
Se una Zolla viene portata via dall’onda del Mare,
la Terra ne è diminuita,
come se un Promontorio fosse stato al suo posto,
o una Magione amica o la tua stessa Casa.
Ogni morte d’uomo mi diminuisce,
perché io partecipo all’Umanità.
E così non mandare mai a chiedere per chi suona la Campana:
Essa suona per te.

John Donne

 

2

Photo Copyright: Michelangelo Mignosa – Poveri Cristi

 

L’abbiamo scritto in più occasioni ma è il caso di ribadirlo: i flussi migratori provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente coinvolgono i paesi Mediterranei a partire dalla fine degli anni Ottanta del Novecento e cioè dalla caduta del Muro di Berlino. Non si tratta di un’emergenza bensì di una situazione che non può continuare a essere ignorata nascondendosi dietro le linee immaginarie dei confini, senza considerare che ogni Stato appartiene a un contesto globale fatto di interconnessioni e di equilibri economici, sociali e culturali in continua trasformazione proprio alla luce delle strategie politiche di ogni paese.

I confini esistono proprio perché nessun paese è una zattera alla deriva nello Spazio. Perché non iniziare a considerarli come “giunture” piuttosto che barriere?

I flussi migratori non cesseranno ora, ne’ nei prossimi anni perché nel Mondo esistono conflitti che causano milioni di sfollati.
Non si può però pensare alla guerra come all’unico “motivo valido” per fuggire dal proprio paese. Le altre cause di migrazione massiva sono i disastri naturali causati dalla deforestazione, i terremoti e gli tsunami che da decenni colpiscono i paesi asiatici e quelli africani; le carestia e le condizioni di estrema povertà (Sudan e Sud Sudan, ad esempio); le persecuzioni religiose (ricordiamo la tragedia vissuta dal popolo Rohingya ); le numerose dittature e le forme di governo autoritarie che privano la propria popolazione dei diritti umani o che obbligano all’arruolamento forzato.

 

Tutta l’Africa in Italia non ci sta.

Nel settembre del 2015, il Consiglio europeo per la Giustizia e gli Affari Interni, ha adottato nuove misure per la ridistribuzione dei richiedenti asilo provenienti da Italia e Grecia. Tra il 2015 e il 2018, l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (IOM) ha assistito alla ricollocazione in altri paesi europei di quasi 35 mila persone bisognose di protezione internazionale, poco meno di 600 tra loro sono i minori non accompagnati.

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Fonte: IOM – sezione Relocated

 

La tratta*

La presenza di conflitti o disastri ambientali nel paese di partenza (non necessariamente è il paese di origine), rende i migranti più vulnerabili al traffico di esseri umani durante il viaggio verso l’Europa, soprattutto sulla route del Mediterraneo centrale, rispetto alla route balcanica.
Quando parliamo di tratta, di traffico di esseri umani, intendiamo in primis le condizioni di detenzione e schiavitù in cui versano le persone in stallo nei campi libici: spesso i trafficanti tengono uomini, donne e bambini in ostaggio e, solo quando le condizioni di salute sono tanto critiche da impedire ulteriori sfruttamenti, vengono imbarcati e lasciati alla deriva in mare. Molte donne subiscono violenze sessuali: è questo il motivo per cui ci sono molte donne incinte a bordo delle imbarcazioni recuperate dalle ONG e dalla Guardia Costiera.

Libia e Turchia, porte verso l’Occidente?**

La Libia è uno tra i paesi di transito e la situazione politica attuale la rende uno degli stati in cui i migranti sono maggiormente vulnerabili allo sfruttamento e al traffico di esseri umani.
Molti rifugiati dichiarano di essere stati imbarcati con la forza, altri con l’inganno di una prospettiva lavorativa, altri ancora con proposte di matrimoni combinati. I minori non accompagnati sono le vittime più comuni della tratta.

La Turchia ha rappresentato, negli ultimi decenni, un paese di passaggio per le popolazioni dell’Asia provenienti soprattutto dal Medio Oriente, ma rappresenta anche una destinazione per molti di loro: secondo il DGMM (Direzione Generale Turca per le Migrazioni), quasi 4 milioni di migranti sono presenti nel territorio turco, la maggior parte di loro proviene dalla Siria, dall’Iraq, dall’Iran e dall’Afghanistan.

 

Al di là della propaganda elettorale e delle notizie parziali o addirittura false, al di là delle ridicole moltiplicazioni tra il numero di persone in arrivo e i fantomatici trentacinque euro al giorno, al di là della cattiva fede di un Governo che tiene in ostaggio più di 600 persone in mare aperto in condizioni disumane perché poco avvezzo alla diplomazia e alle pratiche democratiche nel rispetto della legge e degli accordi siglati, ci chiediamo come poter estirpare il germe d’odio che soffoca gli italiani.

Soprattutto, ci chiediamo come persone con due gambe e due braccia, soprattutto due occhi e una testa, persone che vivono intorno a noi, che amano i propri figli, che amano gli animali, persone stese in spiaggia accanto a noi, in fila alla posta con noi, persone in coda alla cassa del supermercato, persone che preparano i nostri pasti, che ci vendono gli abiti, persone che ci aggiustano i telefonini o che ci consegnano la pizza a casa; ci chiediamo come sia possibile per queste persone cedere alla faciloneria di assenteisti e ipocriti piuttosto che fare seriamente propri i valori cristiani fondativi della nostra civiltà.

Possibile che i protettori della cultura cattolica si battano per un crocifisso e non per un povero Cristo?

 

 

R-esistete


*
http://migration.iom.int/docs/Migrant_Vulnerability_to_Human_Trafficking_and_Exploitation_Brief_November_2017.pdf

 

** http://migration.iom.int/docs/DTM%20Libya%20Round%2018%20Migrant%20Report%20(March%202018).pdf

http://migration.iom.int/docs/Flow_Monitoring_Surveys_Analysis_Report_Turkey_May_2018.pdf

Utopie ist eine Waffe: L’Utopia è un’arma

05 lunedì Ott 2015

Posted by orukov in Collettivo Antigone, Eventi, MariaGrazia Patania, Progetti, Zentrum für politische Schönheit

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Tag

Licata, Mediterraneo, Olocausto del Mare, Rettung Europas, rifugiati, Sicilia, Zentrum für politische Schönheit

*In nome della Repubblica Austriaca è stata ancorata la prima piattaforma di salvataggio*

brucke

Così viene annunciato in un post su fb corredato di foto il primo passo verso quella che ci auguriamo sia una nuova fase nell’esodo umano a cui stiamo assistendo. Il Zentrum für Politische Schönheit (di cui avevamo trattato qui e qui e ancora qui) torna con una nuova campagna di sensibilizzazione sul tema riguardante i rifugiati e la loro accoglienza. Consapevole dello scandaloso silenzio istituzionale, dell’imbarazzante inazione dell´Europa e della portata storica di quanto avviene ogni giorno a tutte le frontiere della Fortezza Europa decide di agire. E lo fa lanciando un video promozionale in cui apparentemente l’Austria annuncia la costruzione di un ponte che unisca Africa e Sicilia in modo da porre fine alle morti insensate nel Mediterraneo. Progetto ambizioso e dettagliatamente esposto quello del Jean-Monnet Brücke, che dovrebbe essere avviato nel 2017 e terminato nel 2030, di cui non si trovano molte tracce sulla stampa tedesca e men che meno internazionale. Finzione, realtà? Mera campagna artistica o effettiva progettualità?

Il Zentrum lascia spesso domande in sospeso, ma altrettanto spesso agisce praticamente.

Continua a leggere →

Felice Alberodinoce*

07 venerdì Ago 2015

Posted by orukov in Arte, Collettivo Antigone, MariaGrazia Patania, Parole del Collettivo, Testimonianze

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2015, Antigone, Augusta, Mediterraneo, Olocausto del Mare

EN

Felix Nussbaum è un artista tedesco nato nel 1904 e morto 40 anni dopo in seguito alla deportazione nel Lager di Auschwitz. Felix Nussbaum è descritto come un artista che si è formato da solo inizialmente salvo poi perfezionarsi durante tutto il corso della sua vita. Felix Nussbaum era a Roma perchè aveva vinto una borsa di studio della Berlin Accademy of the Arts quando Hitler si reco´ in visita agli studenti che soggiornavano nella citta´ eterna per spiegare come dovesse formarsi un vero artista ariano: esaltazione della razza pura, valore, vigore e forza. Felix Nussbaum realizzo´ allora che la sua esistenza da artista era al termine e forse anche la sua vita era in pericolo. Felix Nussbaum era ebreo.
Self Potrait with Jewish Identity Card Continua a leggere →

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