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L’Etiopia è quel paese del Corno d’Africa che, nel 1935, venne annesso all’Africa Orientale Italiana conferendo a Vittorio Emanuele III il titolo di Imperatore.
Sotto la guida del Generale Badoglio (lo stesso che, il 9 settembre 1943, abbandonò Roma insieme ai Savoia per riparare a Brindisi), l’esercito italiano si oppose alla resistenza etiope e, in barba all’appello dell’Imperatore Haile Selassie nei confronti della Società delle Nazioni, entrò ad Addis Abeba nel 1936.
L’anno seguente (lo stesso 1937 dell’Incidente di Nanchino), gli italiani si macchiarono del massacro di trentamila etiopi in risposta all’attentato nei confronti del Viceré Graziani, detto “il macellaio del Fezzan”; soprannome che il generale si guadagnò per via delle sue azioni contro i ribelli libici i quali, durante l’omonima battaglia del 1929-1930, vennero perseguitati fin oltre il confine algerino.
Dopo la campagna dell’Africa Orientale negli anni Quaranta, in cui l’Impero Britannico conferì piena sovranità all’Etiopia, il paese venne convertito in regione confederata insieme all’Eritrea.
Nel 1974, a causa della morsa di carestia e siccità, il malcontento della popolazione sfociò in una serie di manifestazioni contro il governo e Haile Selassie venne destituito a settembre dello stesso anno da una giunta militare filo sovietica (Derg), guidata da Menghistu Haile Mariam. L’azione provocò disordini e insurrezioni finché, nel 1977, una coalizione formata da URSS, Cuba, Germania dell’Est, Yemen e Corea del Nord inviò quindicimila truppe da combattimento che contribuirono alla conta di mezzo milione di vittime. Continua a leggere