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Archivi tag: Aurora di Grande

Natale 2017: e se Gesù oggi venisse dall’Africa o dal Medio-Oriente?

25 lunedì Dic 2017

Posted by orukov in 2017, Aurora di Grande, Collettivo Antigone, Francesco Malavolta, Refugees Welcome, Restiamo umani, Senza categoria

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Aurora di Grande, Francesco Malavolta, Natale, Refugees, Refugees Welcome

“[..] “Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Matteo 25, 37-40))

E’ la festa della famiglia, dei regali, della gioia, della serenità: è Natale. Gesù rinasce dopo più di duemila anni: si fa di nuovo carne e torna nel mondo. Il bambino che nasce nella povertà, in una mangiatoia, scaldato da un bue e un asinello, rappresenta il vero significato di questa festa.

Maria e Giuseppe erano stati costretti a viaggiare a causa del censimento indetto da Cesare Augusto, nonostante le precarie condizioni della donna. Non erano riusciti a trovare un posto in cui stare. Così il Salvatore nasce in condizioni misere, semplici, ma viene adorato da tutti: ricchi e poveri, donne e uomini, senza distinzioni di razza, di sesso o di religione.

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*Photo Copyright: Francesco Malavolta

Poi, dall’estremo Oriente, ecco arrivare i re Magi: sapienti, scienziati, uomini importanti, che partono dal lontano Oriente per adorare colui che è nato. Erano di tre età diverse: un giovane, un adulto e un anziano. Rappresentano i popoli del mondo (allora conosciuto) che recano omaggio a Cristo.

E se Gesù oggi venisse dall’Africa o dal Medio-Oriente? Ci comporteremmo come i magi e lo andremmo a visitare? Ci comporteremmo come i pastori e lo andremmo ad adorare? O sarebbe semplicemente uno dei tanti sbarcati nei nostri porti, e lo lasceremmo nell’indifferenza? Non preferiremmo acquistare gli ultimi sudati regali piuttosto che andare a trovare un bambino che per noi non conta nulla? Che magari puzza, che forse ha qualche malattia, che comunque non devo sempre pensare io a tutto.

Eppure l’evangelista Matteo chiude il capitolo 25 con una forma “alternativa” del comandamento dell’amore: il re dice che ogni volta che ci prendiamo cura, amiamo o aiutiamo un fratello è come se facessimo queste cose a lui.

Io credo sia questo il vero messaggio d’amore del Natale: il bambino Gesù torna tra noi e ci ricorda che l’amore deve essere il vero protagonista di questa festa. E come direbbe Francesco, autore di questo scatto, “Buon Miracolo a tutti”!

di Aurora Di Grande

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Cerchiamo pace in un mondo che urla guerra

10 sabato Giu 2017

Posted by orukov in 2017, Augusta, Aurora di Grande, Collettivo Antigone, Parole del Collettivo, Senza categoria

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Antigone, Augusta, Aurora di Grande, Collettivo Antigone, Pace

Troppo spesso le religioni vengono utilizzate, in maniera completamente errata, come presupposto per guerre e litigi. In realtà basterebbe tentare di avvicinarsi ad alcune di queste per capire che in realtà non è così. Con questo spirito si è svolto giorno 9 giugno presso i locali della chiesa di San Giuseppe Innografo, ad Augusta, un incontro dal titolo “Le religioni: persone e comunità a servizio della pace e della fraternità dei popoli”, il quale, nonostante sia stato ospitato da una chiesa cristiana cattolica, ha visto come protagoniste tante religioni diverse tra loro.

Ad aprire l’incontro sono state le parole del dott. Tati Sgarlata, operatore di Pace, e di Don Carlo D’Antoni, il quale ha paragonato ogni religione al ramo di un unico albero sul quale gli uccelli si vanno a poggiare quando hanno bisogno di riposarsi oppure per fare il nido. I rami accolgono qualsiasi tipo di uccello, non allontanano, né fanno distinzioni. Successivamente i rappresentanti delle varie religioni hanno pronunciato una preghiera sulla pace; ogni preghiera era tanto diversa quanto simile. Particolarmente significative sono state le parole dell’imam Mufid, rappresentante della comunità musulmana, che ha concluso la sua preghiera citando alcuni versetti del Corano nei quali Dio viene associato all’amore, alla pace e alla comunione tra fratelli. Oltre a lui hanno avuto la possibilità di parlare anche la Pastora Ioana Ghilvaciu, rappresentante della comunità battista, Padre Enzo Zagarella, frate francescano rappresentante della comunità cattolica. L’incontro è stato organizzato nell’ambito dei festeggiamenti per la Stella Maris e con l’aiuto del comitato 18 aprile. Il saluto iniziale e finale è stato dato da padre Mazzotta, il “padrone di casa”, che ha permesso materialmente la realizzazione di un incontro così importante. Infine, a chiudere l’incontro, sono stati i ragazzi di Italia Nostra con una preghiera.

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“Per fare la pace – ha detto il papa – ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo”. Ci vuole, insomma, il coraggio di entrambi e, soprattutto, occorre mettere da parte lo spirito di rivalsa che è il peggior nemico perché una pace sia vera pace… insomma è difficile fare pace, ma poi è la strada migliore…

Credo fosse questa la volontà dei tanti presenti, che hanno accolto l’invito e partecipato con gioia all’incontro.  Importante la presenza, non solo di persone di diverse religioni, ma anche di diverse età: hanno ascoltato attentamente le varie preghiere uomini e donne anziani, ma anche bambini e ragazzi. A questo proposito occorre ricordare che “chi prega canta due volte” e con questo spirito hanno animato l’incontro la corale di bambini di San Giuseppe Innografo e la Gioventù Francescana di Augusta, aiutata dall’OFS e dai piccoli Araldini, bambini di età compresa tra i 6 e i 13 anni, che provano a seguire fin da piccoli l’esempio di San Francesco.

Una delle dimostrazioni di fratellanza e pace dell’incontro di ieri credo sia stata proprio data da questi ultimi e in particolare da due di loro che, senza pensare al colore della pelle o alla religione, hanno chiesto a un bambino musulmano presente di giocare e sedersi con loro. A loro non interessava se uno di loro indossasse il copricapo tipico musulmano e l’altro la maglietta con scritto “Araldini”, a loro interessava solo di aver trovato un nuovo compagno di giochi e un nuovo fratello a cui voler bene.

Lo scopo dell’incontro, in fondo, era anche questo. Se i nostri occhi e i nostri cuori saranno ritornati anche solo per una volta, anche solo per una singola azione, quelli puri di un bambino allora sapremo di essere sulla buona strada, sapremo di aver fatto qualcosa, di essere stati abbastanza ostinati da cercare la parola “pace” in mondo che urla “guerra”.

di Aurora Di Grande


Aurora ormai è diventata la zia più giovane di Antigone e il suo sguardo sulle cose che ci circondano è sempre un bellissimo dono per noi.

La pace è una scelta coraggiosa: una scelta dettata non solo dall’intima convinzione dell’inutilità assoluta della guerra e dei suoi burattinai e burattinai, ma anche dall’intima convinzione che siamo ad una svolta delicatissima. La pace è una necessità improrogabile e tutto ciò che va contro essa andrebbe eliminato.

Carovane Migranti: il viaggio continua

02 venerdì Giu 2017

Posted by orukov in 2017, Aurora di Grande, Children's Day, Collaborazioni, Collettivo Antigone, Francesco Malavolta, Parole del Collettivo, Refugees Welcome, Restiamo umani, Senza categoria

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Aurora di Grande, Children's Day, Refugees, Refugees Welcome, Restiamo umani

“Quando ti trovi in un posto straniero c’è sempre una sensazione che ti avvolge e ti convince che non è quello il tuo posto. Capita con una nuova classe, un nuovo ambiente lavorativo, una nuova casa. È capitato a me, quando sono entrato in quel locale dal tetto alto, con il lampadario di corda e I tavoli di legno, riempiti di persone che non conoscevo. Ma è stato proprio li, in quel locale dal tetto alto, con il lampadario di corda e I tavoli di legno che ho capito che la paura della novità che proviamo noi è molto più superficiale di quanto pensiamo. Lo capisci quando vedi questi ragazzi, dallo sguardo intenso, ma che sembrano volersi nascondere dietro i propri occhi. Lo capisci quando quei ragazzi li senti parlare e capisci che un motivo per rifugiarsi in se stessi lo hanno. Senti la loro voce, la ascolti e non puoi fare a meno di pensare che, in quel locale dal tetto alto, con il lampadario di corda, ti sei trovato di fronte a te stesso, un po’ meno individuo e molto più umano.” (Gabriele, 14 anni)

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*Photo Copyright: Francesco Malavolta

Le parole di un quattordicenne sono spesso più sincere di quelle di un adulto. Non hanno un fine politico, non sono dette mai per accattivarsi una particolare simpatia, sono le parole più “limpide” che qualcuno si possa sentir dire. Per questo motivo ho fortemente voluto al mio fianco mio fratello per questa esperienza. Quando ho sentito parlare delle “Carovane Migranti” non avevo alcun dubbio sulla mia partecipazione, ma sentivo che era arrivato il momento di fare di più. Per capire o almeno provare a immaginare cosa vuol dire davvero essere “migranti” bisogna ascoltare con le proprie orecchie, non leggere, non sentire, ma ascoltare. Ascoltare implica anche guardare quegli occhi determinati e allo stesso tempo emozionati che tanto hanno passato e consapevoli che ancora tante ne passeranno. Eppure sono gli occhi di persone che credono davvero in ciò che dicono, che sanno già che non possono e non devono mai fermarsi. Gli stessi occhi che hanno colpito mio fratello. Usciti dal Lebowski, nonostante i quattro anni di differenza, la definizione che avremmo dato entrambi all’incontro era “Strano”. Lui non aveva partecipato mai a un incontro simile, io si, ma ogni incontro è “strano” in un modo differente. Per me lo è stato perché quasi ogni sabato vado al Lebowski per divertirmi ed è sempre strapieno di persone diverse. Mai mi è capito di pensare alla diversità delle persone presenti, perché stavolta si? Anche io sono diversa da mio fratello, ma di certo non è la prima cosa a cui penso quando lo guardo. La diversità invece la sentivo tanto con quei ragazzi provenienti da diverse parti del mondo, ma non era qualcosa che mi infastidiva. Al contrario, era come la certezza che quel giorno mi sarei arricchita con le loro storie, che sarei cresciuta e soprattutto che qualcun altro avrebbe potuto come me, vivere un’esperienza più unica che rara.

“Era una consapevolezza che nasceva dal sentire un mondo così diverso, lontano, ma che è sempre lo stesso nel quale viviamo noi. Dal Lebowski, quel pomeriggio, non si usciva più felici, non si andava a festeggiare e forse, in senso stretto, non è stato neanche piacevole. Ma un’esperienza del genere ti fa pensare, e forse, certe volte, è solo di questo che abbiamo bisogno.” (Gabriele)

di Aurora e Gabriele Di Grande


Avevamo già parlato dell’incontro con Carovane Migranti organizzato insieme a Gianmarco Catalano della Rete Antirazzista Catanese. Ma mancavano Aurora e Gabriele perché avevo chiesto che fossero loro stessi a raccontare la loro presenza. Aurora ci conosceva già per averci invitat* a scuola in vari incontri, uno di questi è avvenuto insieme a Francesco Malavolta. Da allora con Aurora è nata un’amicizia ed una collaborazione che mi fa sperare che ci sia ancora speranza di salvare questo mondo ed è stata lei a scegliere la foto fra le tante di Francesco che aveva visto fra i banchi di scuola..

Gabriele, invece, era la prima volta che si avvicinava alla nostra realtà e il suo sguardo insieme alle sue riflessioni sono un regalo prezioso per noi. Sono anche la testimonianza del fatto che la conoscenza e la comprensione siano due processi imprescindibili. Per questo, noi del Collettivo Antigone, continueremo a raccontarvele così le migrazioni: in tutta la loro disarmante umanità fatta di episodi buffi, tragici, dolorosi e pieni di gioia. Ve le racconteremo come si racconta la Vita stessa.

Ci è sembrato giusto, inoltre, inserire la loro voce durante questa programmazione dedicata ai bambini, ai minori.

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